Dalla terra alla lana

Civiltà rurale e industriale

A partire da metà Ottocento, il vallone del torrente Poala è stato un esempio perfetto di economia solidale basata sulla disponibilità di due possibili redditi per le famiglie della Valle di Mosso: quello storico dell’attività rurale, con i prodotti della terra (carne, latte, foraggio, segale, ecc.) che permetteva una economia di scala per le prime necessità, e il reddito aggiunto grazie al lavoro nelle fabbriche tessili. Da qui la relativa ricchezza della popolazione.

rurale

La valle era disseminata di cascine e di ampi spazi aperti, tenuti a prato o a pascolo. Il paesaggio era ben diverso di quello che vediamo adesso, che risulta completamente boscato. Si saliva in tarda primavera nelle cascine con qualche mucca, si tagliava il fieno o si facevano pascolare gli animali e si tornava nel primo autunno per le stesse attività. Nei mesi estivi, chi poteva o disponeva di alpeggi, raggiungeva la Marca di Piatto (l’attuale Bielmonte) o l’alta Valsessera, alla ricerca di un’erba migliore e più fresca.

La rivoluzione industriale

Ma intanto erano nate le prime industrie laniere, a cominciare dalle fabbriche Sella a Valle Mosso, già attorno al 1820. La vera rivoluzione industriale si ebbe nella seconda metà dell’Ottocento, con l’arrivo dei telai meccanici. Nascono in quel tempo le imprese famigliari destinate a diventare grandi dinastie laniere: le fabbriche Botto Poala sempre a Valle Mosso, le fabbriche Bertotto alla frazione Strona (o Romanina) di Veglio, i Picco, i Galoppo, i Piana.

Anche nella piccola valle del torrente Poala nascono stabilimenti industriali, costruiti generalmente dove erano attivi dei mulini che sfruttavano il salto d’acqua per far girare le macine. La stessa energia idraulica serve per le meccaniche tessili. È del 1877 la nascita del lanificio Garbaccio, importante famiglia di Mosso, sulla nuova strada Biella-Valsesia (poco a valle dell’attuale viadotto).*

* Di un altro opificio sul Poala, gestito dalla famiglia Ghiglia di Veglio, rimangono pochi resti non lontani dalla strada dismessa dopo l’alluvione del 1968 (questa stessa strada che continua dopo il Parco Avventura).

Pin Puala*

Il Lanificio Garbaccio, a inizio Novecento, passa di proprietà del cav. Giuseppe Botto (1850-1928), soprannominato “Pin Puala” essendo nato nella frazione Molino Poala di Pistolesa, praticamente sotto l’attuale ponte. Grande figura di imprenditore, figlio di contadini, fu il fondatore della ditta Botto Giuseppe e F.lli, dalla quale si originarono altre importanti realtà industriali della valle: la Botto Albino (Mulin Gros), la Botto Luigi e la Succ. Reda.

garbaccio

La fabbrica della Botto Giuseppe sulla Poala, caratterizzata dall’altissima ciminiera (abbattuta negli anni ’80) amplia nel dopoguerra le proprie dimensioni, andando a coprire il torrente per un lungo tratto. L’eccezionale evento alluvionale del 1968 che ne causò la distruzione, pose fine all’attività del lanificio. Rimane ancora oggi è visibile il monumentale portone d’ingresso, sulla destra orografica, e alcuni saloni nella parte opposta del torrente.

botto* È Pin Puala quella cosa 
che mai ferma, mai riposa. 
È padrone-direttore, 
è cassiere-viaggiatore: 
lascia a casa la giacchetta 
e poi tira la carretta.

Testi e ricerca iconografica a cura di Franco Grosso